Le dichiarazioni del patron di Facebook a favore dei piccoli creator: rapporti con Spotify ed ombre
In una recente intervista rilasciata a Casey Newton (fondatore della newsletter Platformer), il numero uno di Facebook ha parlato dei nuovi prodotti audio su cui ha investito, tra cui Soundbites, Live Audio Rooms e la nuova funzione per i podcast e della centralità dei piccoli creator per il futuro dell’app. Sviluppi che fanno sorgere degli interrogativi sui futuri rapporti con Spotify.
L’intervista è stata registrata a distanza su Discord, una delle prime piattaforme di interazione audio. Zuckerberg ha subito mostrato apprezzamento per il servizio. Non a caso, viene da pensare, visti i recenti sviluppi di Facebook.
Rispondendo a una domanda di Newton, Zuckerberg ha affermato che i grandi investimenti in campo audio che le compagnie tecnologiche stanno portando avanti sono dovuti al grande potenziale di questo mezzo. La grande accessibilità e il fatto che non richieda attenzione visiva, infatti, aumentano le occasioni di fruizione.
Anche dal punto di vista del creatore, ha aggiunto Zuckerberg, è più accessibile. Una produzione audio richiede un set up ridotto rispetto alla realizzazione di un contenuto video e nel contempo non si è costretti a guardare un monitor durante la registrazione.
Un punto chiave dell’audio è la possibilità di interagire con i principali tipi di formati della comunicazione. Testi, immagini e video si possono intersecare con l’audio e far nascere così un prodotto interessante.
Zuckerberg ha confermato la lunga partnership con Spotify di cui si dice soddisfatto. Ma ha anche aggiunto che questo nuovo prodotto è pensato esclusivamente per l’app di Facebook. È chiaro che uno dei punti cardine della mossa dei californiani è mantenere il più possibile gli utenti all’interno del loro servizio.
Si potrebbe pensare ad una rottura in vista. Tuttavia, Zuckerberg ha aggiunto che la nuova funzione del player per l’app è stata sviluppata proprio insieme agli svedesi. Il progetto a cui hanno lavorato insieme, chiamato Project Boombox, sembra dunque confermare la collaborazione tra i due colossi. In realtà alimenta ancora di più i dubbi. È spontaneo chiedersi come mai Spotify collabori allo sviluppo di una funzione che sulla carta sembra portare via utenti dalla sua piattaforma, per regalarli a Facebook.
Zuckerberg è stato poco chiaro su questo punto e Newton non ha indagato ulteriormente, ma è certo che ci sia dell’altro. Probabilmente la risposta è nascosta negli accordi tra Facebook e Spotify. Si potrebbe ipotizzare che il social lasci la gestione dei player agli svedesi, vista la loro esperienza nel settore. I prossimi mesi e i dati di ascolto delle due app ci daranno la risposta.
Fonte: newslinet.com