Tra pochi mesi un pugno o poco più di operatori di rete destinatari dei diritti d’uso delle frequenze di primo e secondo livello attiveranno i canali assegnati attraverso i bandi appena conclusi
Non ci sarà spazio per tutti quelli che ci sono oggi, sul nuovo DTT. Inutile girarci intorno.
Sembrerebbe un business interessante per gli operatori di rete, la cui risorsa scarsa diventerà estremamente appetibile. Mica tanto, perché un paradosso si prospetta all’orizzonte. Tra pochi mesi un pugno o poco più di operatori di rete destinatari dei diritti d’uso delle frequenze di primo e secondo livello attiveranno i canali assegnati attraverso i bandi appena conclusi.
1000 e non più 1000
Allo stato risultano vigenti circa 4000 titoli FSMA. Oltre la metà sono in capo a meno di 500 soggetti. Che, ovviamente, decideranno di far concorrere agli imminenti bandi FSMA, con ogni probabilità e nella migliore delle ipotesi, non più di due marchi ciascuno per evitare la frammentazione dei requisiti.
Sforbiciata
Per farla breve, è lecito attendersi la partecipazione ai bandi di una forbice di FSMA tra 1000 e 2000 soggetti.
(In)capacità trasmissiva
Se passasse la scellerata ipotesi di consentire la prenotazione fino a 2,5 MB ai primi posizionati in graduatoria, 15 FSMA esauriranno la capacità trasmissiva per ogni mux.
Falcidia
Considerato che quasi ovunque è previsto un solo mux di primo livello per area tecnica (sostanzialmente di dimensione regionale) e che i primi bandi di secondo livello sono andati pressoché deserti, oppure i partecipanti sono stati esclusi, la falcidia in arrivo è presto calcolabile.
Il paradosso
Il paradosso è che tale scenario non è deleterio solo per i fornitori di servizi di media audiovisivi che non troveranno spazio e che quindi saranno costretti alla chiusura. Lo è, infatti, anche per gli operatori di rete assegnatari delle frequenze.
Fonte: newslinet.com