Anche se nessun editore si fa illusioni sul futuro della diffusione analogica
Si è tenuto, come annunciato, l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico sul futuro della radiofonia, attraverso prospettive di adeguamento normativo del comparto nell’ambito dell’approvazione del decreto legislativo in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808, che novellerà il datato (16 anni) TUSMAR (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici Digitali).
Ascani apre le porte ai radiofonici
La riunione, voluta dalla sottosegretaria allo S.E. Anna Ascani, in conseguenza del dibattito mediatico sviluppatasi a fine luglio dopo lo scoop di NL sul contenuto del testo di riforma dell’attuale TUSMAR, si è essenzialmente incentrata sulla ventilata ipotesi di uno switch-off della FM a favore del DAB+, sullo sviluppo di quest’ultima piattaforma e sulla attualissima e controversa questione delle interferenze internazionali in modulazione di frequenza.
Tutti concordi sulla necessità di evitare switch-off FM/DAB+
Tutti i presenti hanno sostanzialmente convenuto sulla necessità di evitare avvicendamenti tra analogico e digitale destabilizzanti, pur nella consapevolezza che le emissioni analogiche dovranno essere dismesse, quand’anche per morte naturale (rectius, per progressivo spostamento dell’utenza su altre piattaforme disponibili).
Responsabilità governativa sul futuro della Radio
Secondo Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio TV, occorre accompagnare la radiofonia verso uno sviluppo “equilibrato del settore radiofonico” verso il “processo di digitalizzazione“, nel quale “il Governo ha la responsabilità di salvaguardare utenti, patrimonio industriale e creatività, concorrenza e pluralismo, occupazione e investimenti che l’FM oggi assicura”.
FM asse portante
“L’FM rappresenta infatti la struttura portante e irrinunciabile di un sistema, che fattura 650 milioni di ricavi e occupa 3000 dipendenti diretti, in un contesto di mercato fortemente minacciato dall’ingresso degli OTT”, ha osservato Siddi.
Passaggio al digitale graduale
“Il completamento del processo di digitalizzazione che coinvolge imprese editoriali, operatori di rete e cittadini dovrà necessariamente essere graduale per non lasciare indietro nessuno e garantire il pluralismo del sistema nelle sue componenti nazionale e locale. Il DAB è un’infrastruttura centrale per tutto il Paese, le imprese hanno già investito in reti, tecnologie e contenuti, ma è necessaria anche la giusta attenzione a favorire la presenza del mezzo radiofonico su tutte le piattaforme di trasmissione”, ha aggiunto il presidente dell’associazione di categoria.
Modifiche all’art. 42 c. 10 dell’attuale D. Lgs. 177/2005
Nell’ambito della revisione del TUSMAR, CRTV ha peraltro proposto alcune modifiche all’attuale art. 42, comma 10 (su cui abbiamo più volte richiamato l’attenzione su queste pagine), “che assicurino la tutela delle imprese e degli utenti senza impedire, ma anzi agevolare, il processo di ammodernamento del settore”.
Il documento di analisi di Consultmedia
“Su invito formulatoci il 7 settembre dalla Segreteria Tecnica della Sottosegretaria di Stato On. Ascani, abbiamo inviato ieri un contributo scritto in merito alle principali tematiche introdotte dallo schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva SMAV e sugli interessi inerenti la pianificazione delle attività nel settore radiofonico”, spiega l’avv. Stefano Cionini, senior partner di Consultmedia.
L’art. 24 c. 5 dello schema di D. Lgs.
“In tale occasione – tra le tante cose – abbiamo rimarcato la criticità della formulazione dell’art 24 c. 5 dello schema di Decreto, che dispone che “Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto è istituito presso il Ministero, in coordinamento con l’Autorità, un tavolo tecnico che precede alla regolamentazione dei limiti delle concessioni ed autorizzazioni radiofoniche su frequenze terrestri in tecnica analogica e della relativa copertura”.
Il film già visto col DTT
“Il timore dei 200 editori radiofonici che assistiamo è infatti che tale norma possa rideterminare quanto accaduto in ambito televisivo. Cioè azzeramento dell’esistente e riscrittura del panorama radiofonico italiano (privato). Il tutto attraverso procedure competitive per l’assegnazione delle (poche) frequenze FM coordinate con bandi per la definizione di graduatorie per l’attribuzione delle risorse. Esattamente come quelle a cui entro il 21/09/2021 dovranno concorrere gli attuali editori televisivi locali. Con aspettativa di sopravvivenza nell’ordine del 50%”, continua l’avvocato.
Niente indennizzi per gli spegnimenti delle frequenze FM
“Oltretutto, a differenza di quanto accaduto per i canali televisivi, gli editori radiofonici non beneficerebbero di alcun indennizzo a fronte delle dismissioni di impianti FM eserciti quantomeno dal 1990. E ciò in quanto, all’evidenza, solo successivamente all’assegnazione dei diritti d’uso per l’esercizio di frequenze FM coordinate sarebbe possibile prevedere la dismissione a fronte di indennizzi. Si tratta quindi di uno scenario da scongiurare a tutti i costi, prevedendo che qualsiasi pianificazione FM debba basarsi su assegnazioni prioritarie a tutti gli attuali esercenti per evitare qualsiasi soluzione di continuità”, conclude Cionini.
Le altre criticità
Altre considerazioni sul futuro della radiofonia sono state formulate da Consultmedia a riguardo del c. 1 dell’art. 27 (Trasferimenti di rami d’azienda e diritti d’uso), del c. 10 dell’art. 50 (Gestione dello spettro elettromagnetico e pianificazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione terrestre) e del c. 3 dell’art. 71. Su tali temi torneremo nei prossimi giorni con un approfondimento sulla base del documento depositato da Consultmedia.
In collaborazione con: newslinet.com