Il nodo della successione DAB+/FM
La successione DAB+/FM è uno dei temi più controversi dello schema di decreto legislativo che novellerà il superato TUSMAR (D. Lgs. 177/2005), il cui esame si concluderà da parte delle commissioni parlamentari domani.
L’analisi dei contributi
Ci avviamo alla conclusione dell’analisi di alcuni dei contributi esposti dagli stakeholder in occasione dell’incontro del 09/09/2021 al Ministero dello sviluppo economico sul futuro della radiofonia, attraverso prospettive di adeguamento normativo del comparto nell’ambito dell’approvazione del decreto legislativo in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808, che novellerà il datato (16 anni) TUSMAR (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici Digitali). Il testo è all’esame parlamentare da parte delle relative commissioni, che concluderanno l’iter domani (16/09/2021).
La ratio dell’incontro
La riunione, voluta dalla sottosegretaria allo S.E. Anna Ascani, in conseguenza del dibattito mediatico sviluppatasi a fine luglio dopo lo scoop di NL sul contenuto del testo di riforma dell’attuale TUSMAR, si è essenzialmente incentrata sulla ventilata ipotesi di uno switch-off DAB+/FM, sullo sviluppo di quest’ultima piattaforma e sulla attualissima e controversa questione delle interferenze internazionali in modulazione di frequenza. Tuttavia il consesso telematico ha permesso di recepire anche tutta una serie di contributi a riguardo delle novelle normative introdotte nello schema di decreto legislativo.
L’esame di merito
Attraverso i primi due articoli avevamo esposto la posizione di Confindustria Radio Tv ed una iniziale serie dei contributi formulati da Consultmedia, le cui restanti osservazioni inoltrate dalla struttura di competenze a più livelli in ambito radiotelevisivo pubblichiamo tra oggi e domani. Oggi ci concentriamo sull’art. 50 (Gestione dello spettro elettromagnetico e pianificazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione terrestre) del testo.
L’art. 50 e la successione DAB+/FM
Il comma 10 dell’art. 50 dello Schema recita: “L’Autorità adotta il piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche in tecnica analogica, tenendo conto del grado di sviluppo della radiodiffusione sonora in tecnica digitale. Nelle more di una effettiva diffusione della radiodiffusione sonora in tecnica digitale e dello sviluppo del relativo mercato, il Ministero, in coordinamento con l’Autorità, procede ad attività di ricognizione e progressiva razionalizzazione dell’uso delle risorse frequenziali in tecnica analogica in particolare al fine di eliminare o minimizzare situazioni interferenziali con i paesi radio-elettricamente confinanti, ed incoraggiare l’efficiente uso e gestione delle radiofrequenze, tutelando gli investimenti e promuovendo l’innovazione”.
Ambiguità
“La norma non è scevra di ambiguità. Anzitutto, sulla base di quali condizioni si definisce il “grado di sviluppo della radiodiffusione sonora in tecnica digitale”, assumendo, ovviamente, che il comma 10 dell’art. 50 del prossimo TUSMAR sia esclusivamente riferito al DAB+?“, spiega l’avvocato Stefano Cionini, senior partner di Consultmedia, mettendo il dito nella piaga della controversa successione DAB+/FM
I device e la diffusione
“Dalle autoradio installate sulle auto immesse sul mercato ? Oppure dal numero di emittenti attive in DAB+ su un numero congruo di impianti per copertura? Prendere l’uno senza l’altro, condurrebbe a delle errate valutazioni, atteso che al momento solo le emittenti nazionali sono sostanzialmente stabilmente diffuse su una quota superiore all’85% della popolazione italiana”, continua il legale.
2023-2024
“Si dovrà quindi acquisire a riferimento il quadro successivo all’affermazione della radiofonia digitale. Cioè, molto probabilmente, dopo il 2023-2024, quando, quello che l’atto del governo sottoposto a parere delle commissioni parlamentari definisce al comma 10 dell’art. 50 una “effettiva diffusione della radiodiffusione sonora in tecnica digitale” e lo “sviluppo del relativo mercato. Sennonché, in questi, presumibili, due anni, il Ministero , dovrà effettuare una ricognizione ed una progressiva razionalizzazione delle frequenze FM per eliminare o minimizzare le interferenze verso gli stati confinanti”, puntualizza l’interlocutore di Consultmedia.
Frequenze e interferenze
“Prima considerazione: cosa significa procedere ad una razionalizzazione delle frequenze? L’antico documento sull’applicazione dell’art. 1 cc. 4 e 5 della L. 122/1998 definisce “razionalizzazione”, “qualsiasi intervento tecnico finalizzato alla razionalizzazione della rete di diffusione dell’emittente”. In altri termini, un intervento sul numero di impianti componenti la struttura di rete. I cosiddetti impianti ridondanti, quindi. Che poi, realmente abbondanti non lo sono mai, come noto.
Ridondanza
Peraltro, l’ultimo capoverso del c. 10 dell’art. 50 precisa che il Ministero dovrà “incoraggiare l’efficiente uso e gestione delle radiofrequenze, tutelando gli investimenti e promuovendo l’innovazione”. La formulazione sembra ridondante. Tuttavia, siccome una norma non può essere ripetitiva nella sua formulazione, è evidente che l’incoraggiamento all’uso efficiente delle radiofrequenze non può essere la ripetizione del precedente comando a procedere alla razionalizzazione. Tanto più che esso si accompagna alla garanzia di una tutela degli investimenti ed alla promozione dell’innovazione. Pare quindi quanto mai opportuna una precisazione o una riformulazione”, conclude Cionini.
In collaborazione con: newslinet.com