E YouTube, come Spotify, si dota di radio create da una cellula musicale
Le tendenze anticipate quattro anni fa da NL si stanno velocemente realizzando: dai brand bouquet di radio tematiche alle offerte radiofoniche OTT.
Partiamo dalla prima, i brand bouquet, cioè le declinazioni verticali, attraverso decine di radio tematiche, di un affermato marchio lineare. Il più importante brand bouquet italiano è quello di Radiomediaset, United Music, composto da oltre un centinaio di stazioni tematiche marchiate Radio 105, RMC, R101, Virgin Radio, Radio Subasio, oltre che UM stessa.
Frisbee
Lanciato e rilanciato più volte, ad oggi il collettore di radio tematiche United Music non appare ancora completamente espresso nelle sue potenzialità (abbiamo, sul punto, chiesto al generalmente disponibile Paolo Salvaderi, a.d. di Radiomediaset, un’intervista, che però ha gentilmente declinato…), ma certamente ha stimolato la concorrenza.
Precursori e seguaci, più o meno convinti
Tanto che più o meno tutti i concorrenti radiofonici del Biscione si sono dotati di brand bouquet, pur diversamenti popolati. Dall’antesignano gruppo Gedi (che, arrivato forse troppo presto con le radio tematiche di DeeJay e Capital, ha poi rallentato fino a quasi scomparire quando gli altri accelleravano) a Kiss Kiss, da RTL 102.5 (che ha declinato le proposte laterali anche in radiovisione) a RAI, da una particolarmente convinta RDS alle superstation Radio Radio, Radio Bruno e alla new entry Giornale Radio.
Offerta limitata o inesistente
Molto limitata l’offerta laterale di Radio Italia (che non possiamo definire brand bouquet) ed assente quella di Radio Radicale e Radio 24 (che però hanno una notevole offerta podcast).
YouTube all’inseguimento di Spotify
Si tratta di una fortissima spinta verso l’IP, per cercare di reggere l’onda d’urto di Spotify e delle altre offerte di streaming on demand, come YouTube. Che, proprio al pari del colosso di Daniel Ek, punta a sua volta a sviluppare YouTube Music attraverso la “raccomandazione” di “radio”.
Raccomandate
YouTube sta infatti testando attraverso un gruppo ristretto di utenti la possibilità di creare “radio autocostruite” sviluppate da una cellula con DNA musicale dell’utente, cioè un singolo brano a cui vengono aggregate altre canzoni sulla base dei gusti profilati dall’intelligenza artificiale.
Riproposizione attualizzata
Si tratta, in realtà, della riproposizione in versione attualizzata di un progetto del 2015, che evidentemente è stato ora ritenuto in linea con le esigenze del mercato.
Catturare, in tutti i sensi, l’utente
La sfida radiofonica del 2022 del mondo radiofonico evoluto è, quindi, quella di creare un ecosistema captive, basato su un’offerta musicale (e non solo) così ampia da demotivare l’utente che vi ha acceduto ad uscire per cercare altrove qualcosa. L’idea iniziale di Spotify, in sostanza.
In collaborazione con: newslinet.com