I superplayer IP dominano il mercato
I cataloghi degli OTT si arricchiscono sempre più di titoli italiani, fenomeno che si colloca nella strategia degli Originals, basata sul proporsi non più come distributori “freddi” di produzioni globali, ma anche come operatori vicini e familiari. Le serie TV italiane, così, oltre a trovare una nuova dimensione nel proprio paese, spopolano nel mondo, ma per i broadcaster tricolori la situazione è all’opposto, sempre più a rischio di farsi travolgere dai player internazionali.
Originals
La proposta di produzioni originali marchiata OTT è ormai sempre più ampia e soprattutto importante, sia dal punto di vista dei titoli, sia da quello degli investimenti. Infatti, dal 2020 al 2022 i principali player hanno prodotto e distribuito (in totale) oltre 50 serie.
Le serie TV degli OTT
In testa Sky, con 27 produzioni originali, a seguire Netflix con 22. Mentre Prime Video e Disney+, partite in ritardo rispetto ai due concorrenti, hanno finora proposto, rispettivamente, 7 e 3 serie TV (quelle degli studios di Burbank sono di prossima uscita).
Glocal
Il settore OTT si pone dunque come un concorrente dei broadcaster nostrani in un nuovo settore: il made in Italy. Se infatti fino ad appena 3 anni fa gli operatori nazionali potevano ancora vantare quel minimo di vantaggio dato dal carattere locale delle produzioni proposte sulle proprie reti, dal 2020 la musica è cambiata. Ora i player internazionali si presentano al contempo come distributori di grandi titoli globali e di contenuti nazionali.
Gli investimenti sulle serie TV
Basti pensare che dal 2019 a oggi il valore degli investimenti che gli OTT hanno messo in campo per il settore serie TV è triplicato. Si passa infatti dai 40 milioni di euro iniziali, ai 120 dello scorso anno; cifra che, secondo le stime, è destinata a raddoppiare nel 2023.
Nuovi attori
Una previsione forte ma non così incredibile, contando che a breve si aggiungeranno alla lista dei player anche Paramount+ e una nuova piattaforma frutto della joint venture tra Warner e Discovery. Questa andrà ad affiancarsi a quelle già proposte da Sky, tra cui la neoacquisita Peacock e la già nota Now TV.
Shopping
Nel frattempo, mentre player internazionali si promuovono sempre più come operatori locali, le case di produzione storicamente italiane vengono comprate da società internazionali. Come, ad esempio, è successo con Cattleya che ha prodotto titoli storici come Romanzo Criminale, Suburra e Gomorra. La società è stata infatti acquistata dagli inglesi ITV Studios.
Meno investimenti per le serie TV
Intanto, Rai e Mediaset, un tempo leader nel settore italiano, hanno diminuito gli investimenti sulle produzioni di serie TV. Nella fattispecie, il servizio pubblico è sceso dai 189 milioni di euro del 2020 ai 160 dello scorso anno. Per il 2022, però, la previsione di spesa è in ripresa con 170 milioni di euro.
Rassicurazioni
Su questo punto, però, Giancarlo Leone, presidente Apa (Associazione Produttori Audiovisivi), assicura sviluppi. Infatti, ha affermato, riguardo a Rai: “Ci attendiamo un budget 2023 in crescita, sia per i colloqui che abbiamo avuto con Carlo Fuortes , sia perché i fondi che Rai incasserà dalla vendita di Rai Way dovranno essere reinvestiti in prodotto”.
In collaborazione con: newslinet.com